Mo ti spiego a papà la questione del “ciuccio”

Per tutti i bambini arriva il momento in cui devono fare i conti con la crisi di astinenza da ciuccio. Per alcuni dura un paio di notti, per altri tutta una vita (ma quella è un’altra storia).
DA1, nonostante sia il più capriccioso, l’anno scorso ha superato brillantemente la prova.
Non perchè avesse raggiunto l’età o per chi sa quale consiglio medico, ma nell’aria qualcosa ci diceva che avrebbe potuto fare a meno di quel tappo ora che aveva quasi tre anni.
Il problema era come spiegargli che da quel momento il ciuccio non ci sarebbe stato più.
MPS mi ha proposto soluzioni alquanto discutibili tipo: “Se lo è preso il gattino; Lo ha mangiato il topolino, Lo ha preso Babbo Natale per portarti i regali, E’ caduto giù”. Sicuramente ci sono tante altre varianti che non ho inserito e che forse vi verranno in mente, ma mi è bastato pensare che il piccolo avrebbe potuto odiare tutti gli animali trasformandosi, da grande, in un serial killer con l’obiettivo finale di uccidere Babbo Natale con tutte le renne.
Allora, ho preso DA1 e gli ho detto: “Mo te lo spiego io a papà dove lo portiamo il ciuccio“.
Siamo saliti in macchina in direzione di un bellissimo porticciolo alle pendici del Vesuvio perchè lì avremmo consumato la nostra cerimonia.
Mano nella mano abbiamo camminato guardando le barche, il panorama, (anche se questa cosa mi sembra l’ultimo miglio del condannato a morte) e siamo arrivati alla fine della banchina dove cominciano gli scogli. A quel punto ho detto: “Vedi, amore mio, lì sotto quegli scogli ci sono dei pesciolini che avranno cura del tuo ciuccio. Noi lo lanciamo ed essi lo porteranno nel loro nasondiglio, proteggendolo per sempre.”
DA1 sembrava davvero convinto e così abbiamo lanciato il ciuccio (in verità ho lanciato un oggetto che avevo con me nel caso la cerimonia non fosse andata a buon fine).
Gli ho fatto vedere dove è caduto e abbiamo parlato per qualche minuto ai pesciolini, raccomandanogli di averne cura; poi li abbiamo salutati.
Nonostante questo, mentre ci allontanavamo mi ha chiesto di tuffarmi per riprenderlo, ma ho spiegato, con argomentazioni leggittime, che i pesciolini lo avevano già preso perchè eravamo stati noi a darglielo.
Mi sono commosso alla partecipazione di DA1 e soprattutto quando, ritornati a casa, lo raccontava alla mamma, ai nonni e agli zii.
Mi sono commosso meno quando si è svegliato nel pieno della notte urlando di volere di nuovo il ciuccio.
La crisi di astinenza è trascorsa con frasi gridate del tipo: “Andiamolo a prendere, chiama i pesciolini, voglio il mio ciucciooooo”. Si è addormentato per sfinimento, singhiozzando. E il tutto è durato almeno un paio di notti.
Per il senso di colpa ho sognato che DA1 mi dicesse: “Mo ti spiego io, papà, cosa rappresenta il ciuccio. Devi sapere che mi da una sensazione di benessere paragonabile a quando prendevo il latte dal seno; mi fa rilassare, mi calma, mi da sollievo quando mi fanno male le gingive e i denti, mi fa sentire compreso, è il mio anti-stress…e tu me lo hai portato via!”.
Da2 ha ancora il ciuccio e quando capita che qualcuno glielo toglie, lo nasconde, ci gioca, spero tanto che lui risponda dicendo: “Non mi rompete con questo giochino masochista. Se vedete uno che sta nervoso mica andate a prenderlo in giro? E allora perchè a me che ho due anni e mezzo mi toccano queste torture inutili? Avete mai visto un ventenne con il ciuccio in bocca? NO e allora non state a preoccuparvi per me che prima o poi lo toglierò. E poi pensate ai vostri anti stress da grandi: sigarette, dolci, alcol, prostitute, gioco d’azzardo, droghe etc etc”.
Voi non lo conoscete, ma DA2 non crederà mai alla storia dei pesciolini, e di sicuro io non gliela racconterò.