Cosa fare se tuo figlio parte per una vacanza

E’ tempo di partenze, di viaggi e soprattutto di emozioni contrastanti, peBambini in vacanza da solirché se a partire è un figlio, senza i genitori, l’esperienza può essere davvero impegnativa.

Un padre e una madre sanno che mandare per una settimana un figlio che ha tra gli otto e i 12 anni ad un campo avventura in montagna o all’estero per una vacanza studio o ancora ad un campo scuola presso un’oasi naturale è una esperienza arricchente e formativa. Quello che un genitore come me non sa è come gestire il sentimento opposto che spinge a volere tenere il proprio figlio accanto a sé per sentirsi sicuro, come placare i pensieri negativi su cosa potrà accadere al proprio bambino lontano da lui, ma soprattutto come farà a fidarsi della struttura ricettiva e di chi organizza il campo residenziale.

Una cosa è mandarlo a dormire a casa di un amico e non vederlo nel proprio letto la sera, un’altra è sapere che trascorrerà sei notti con nuovi amici e adulti che ha conosciuto da poco.

Sento quasi che devo iniziare a respirare nel sacchetto di carta per placare l’ansia, ma tra campiavventura.it, ef-italia.it per quelli all’estero e legambientescuolaformazione.it, solo per citarne alcuni, vedo solo bambini felici ed entusiasti di partecipare.

Certo saranno foto per l’occasione e i testi scritti da qualche bravo copywriter. Di sicuro c’è un tranello. Non vedo possibilità di commenti o recensioni, magari poi li tengono rinchiusi per una settimana a pane e acqua.

La cosa migliore è stata parlare con Florindo Fusco che da più di 25 anni gestisce il centro di educazione ambientale “La Primula” che si trova a Caprioli, poco distante da Palinuro in provincia di Salerno.

“La nostra struttura è stata pensata per l’accoglienza dei più piccoli. Abbiamo accolto anche gruppi di bambini di quattro anni. Il nostro obiettivo è far vivere ai nostri ospiti un’esperienza indimenticabile, ma per farlo occorre essere attenti e preparati. Scelgo il mio staff non solo per le competenze, ma soprattutto per la capacità relazionale con i bambini. Hanno bisogno di adulti che sappiano parlare con loro e rassicurarli in ogni momento visto che sono lontano da casa” mi spiega Fusco che aggiunge: “Scandire continuamente i tempi, evitare quelli morti, avere un tema portante e avvincente per tutto il periodo aiuta anche i più introversi a superare la mancanze di casa che si inizia ad avvertire al terzo giorno”.

Parlando col signor Fusco ho capito che i bambini sono in buone mani, però un genitore non si accontenta mai di una sola campana e così ho chiesto consiglio anche a Fabrizio Giacalone responsabile di una delle quattro segreterie sparse tra l’italia di campiavventura.it. che organizza soggiorni per ragazzi da 35 anni. “C’è una linea diretta, per ogni evenienza, con gli educatori, ma stabiliamo delle fasce orarie in cui i ragazzi possono ricevere le telefonate dei genitori in modo da non distrarli ogni momento col pensiero che siano lontani da casa. Prima di partire si condivide il percorso di crescita e autonomia del ragazzo con i genitori, gli spiega la giornata tipo e soprattutto il regolamento completo. In ogni caso consigliamo di non portare smartphone”.