Essere papà di uno youtuber

Sono ufficialmente papà di uno youtuber di nove anni.papa-di-uno-youtuber

Mio figlio dopo un anno di tutorial di Minecraft ha deciso che era ora di provare a farne uno da solo.

Come abbia fatto poco importa, si è industriato, ha scaricato applicazioni per registrare il video, si è preparato qualcosa da dire, ha chiesto agli amici e agli zii, insomma alla fine è riuscito a creare un tutorial e a pubblicarlo su YouTube dove ora ha anche un account.

Tenete presente quando un padre viene a sapere che il figlio o la figlia ha perso la verginità? Io no, però mi ha fatto un effetto simile.

Fin ora potevo ascoltarlo solo io, fin ora quel bambino giocava solo nella stanza, al massimo col fratello e qualche amico. La voce dei protagonisti dei tutorial erano quelle degli altri: voci di ragazzini col naso chiuso, con la logopedia ancora da finire, con accenti improbabili e un lessico da schifo.

Ora tra loro c’è anche mio figlio.

Sapere che tutto il mondo può sentire la sua voce, che può essere in contatto con chiunque mi disorienta. E’ quasi come se avessi avuto un sinistro e un destro, due pugni di quelli che non ti fanno capire niente.

Raccontare in un video i segreti di un gioco può essere banale, ma a me è sembrata la fine dell’età dell’innocenza. Nel momento in cui ha cliccato INVIO per me ha perso la verginità, rompendo quel velo sottile che fin ora lo proteggeva dal mondo virtuale, che lo riparava dai commenti, dagli occhi indiscreti, dai giudizi e dai pericoli. 

Lo so che questa similitudine è una sega mentale grandissima (per restare in tema sessuale), ma sono un papà e poi alcune sensazioni non si arrestano solo perché ho un blog, utilizzo i social e con la rete ci lavoro. 

A me poi è successo da grande e nonostante questo me lo ricordo il giorno in cui ho pubblicato il mio primo post. Sono cose che non si dimenticano. 

Tu lo ricordi il giorno in cui hai perso la weberginità