Mo ti spiego a papà chi era Nonno Francesco Uccello

Il mio nome è Francesco Uccello e sono uno dei tanti nipoti del nonno.

Mio nonno l’ha vinta la morte e lo ha fatto ogni volta che si è divertito. Mio nonno è un inno alla vita, di quelle che vivi fino all’ultimo istante con l’idea che se ti fa male qualcosa, primo o poi anche se hai 98 anni, passa.

Mio nonno ci lascia una grande eredità: vivere facendo le cose che divertono senza privarsene in nome del sacrificio. Sicuramente ne ha fatti tanti essendo nato in un tempo dove anche il pane quotidiano forse non era poi tanto quotidiano e dove la guerra non era certo un videogiochi, ma una questione di patria.

Ma da quando lo conosco io, gli è sempre piaciuto divertirsi, dimenticando la sua età e il ruolo che la società ti impone ad ogni costo.

Per lui è stato sempre un divertimento andare al corso Vittorio Emanuele con la sua 500 gialla per lavorare nel negozio di frutta e verdura della sorella. Ma lui non andava a lavorare ne sono sicuro, anche perché era già in pensione. Andava per stare con i nipoti che lo hanno sempre coccolato e soprattutto per “spicciare” le sue clienti. Ricordo che le più affezionate una quindicina di anni fa, in seguito ad un periodo di assenza per influenza (capitava anche a lui), lo telefonarono a casa per sapere come stava ed era divertente sentire chiedere di lui col suo vero nome e non con Ciccillo.

Quando non era in grado di guidare o quando mio padre glielo ha proibito non si è arreso. Gli autobus prima e la Funicolare poi erano il modo più semplice e sicuro per continuare a divertirsi dentro e fuori il negozio. E quando la 500 gialla, che fino a quel momento aveva curato come se fosse la prima auto di un ragazzo neo patentato, non serviva più, lui l’ha venduta senza problemi perchè non è mai stato legato alle cose terrene.

A lui interessava divertirsi. Il pomeriggio, tornato da lavoro, ha sempre fatto un riposino per poi uscire la sera ed andare a giocare a bocce. Quante volte, intorno ai miei 20 anni, sono tornato a casa prima di lui e non mi facevo capace di dove fosse a quell’ora. Oggi so che mio nonno era da qualche parte a fare ciò che gli piaceva, come andare alle feste, farsi le fotografie, andare un mese in vacanza al mare o partecipare a pranzi di quelli che ti alzi alle 5. Mio nonno non aveva la fissa di stare sempre a casa sua come a dover proteggere il territorio. La sua casa era ovunque ci si potesse divertire. Ogni tanto ne aveva nostalgia, ma più per la televisione che per altro. Quante volte mi ha invitato a partecipare ai giochi a quiz che vedeva. A quel tempo non capivo, ma oggi riesco a tradurre le parole di uno che le ha usate sempre con parsimonia. Avrebbe voluto dire: “Prova anche tu nipote mio, tu sei bravo e poi non si può mai sapere, magari vinci una bella cosa di soldi e ti sistemi. E poi di sicuro ti diverti”. Peccato non aver provato a divertirmi così, ma di sicuro non perderò il gusto di farlo con i miei figli, così come faceva lui ultimamente con Dario a tavola. Era sempre lui a cominciare perchè doveva divertirsi anche con uno appena nato e a vederlo ci riusciva benissimo.

Sono sicuro che il Signore Gesù lo ha chiamato a Se perchè in questo momento gli serviva un tipo allegro che gli piace divertirsi, ma che soprattutto sia un inno alla vita perchè a 98 anni uno che si preoccupa che la televisione che gli regalano i nipoti sia buona e che duri nel tempo significa che non ha niente a che fare con la morte, non entra nei suoi programmi perchè vivere e divertirsi non ha età.

Grazie Nonno perchè oggi possiamo svelare a tutti l’eredità che ci hai lasciato e se qualcuno non ha ancora capito qual è, noi gli diciamo: Mio nonno ha vinto la morte tutte le volte che si è divertito.