Vasco Rossi: Di padre in figlio

“Papà, ma dove siete andati?”Vasco- Di padre in figlio

“Al concerto di Vasco Rossi“.

“E chi è?”

“Quel cantante che io e la mamma ascoltiamo sempre”.

“Ho capito quello che dice Vado al massimo, vado al massimo...”

“Sì, …Vado a gonfie vele.

“E perché non ci avete portato?”

“Per andare ad un concerto bisogna sapere tutte le canzoni altrimenti non si può cantarle a squarciagola. Adesso piano piano ve le facciamo ascoltare e quando ne conoscete almeno una cinquantina allora vi portiamo”.

“Io voglio sentire quella che fa: La cosa più semplice… sarebbe quella di non essere stonato”.

“Va bè, non dice proprio così, ma in questo caso è meglio stonato che mai nato“.

Un concerto di Vasco è l’occasione per riflettere sulla vita, quella giornaliera, quella fatta di emozioni, di amori, di difficoltà, ma è anche il luogo per mandare a quel paese qualcuno gridandolo insieme con altri cinquantamila fans.

Niente accade per caso e ieri davanti a me c’era un papà con il suo figlio e uno striscione che diceva: “Di padre in figlio”. Sì, perché è questa la forza del “comandante”, quella di attraversare generazioni, è quella di scrivere testi che raccontano la vita come se lo avesse fatto esclusivamente per ciascuno di noi. Quel papà veniva a Roma da Siracusa e la cosa che ho subito pensato è stata: E ho guardato dentro un’emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore”.

E va bene così, ci sono dei momenti che ti lasciano senza parole come gli amici di sempre con cui condividi le cose importanti come questa o un viaggio in Australia o una morte o le gioie dei figli.

E poi Vasco è un’occasione per guardare negli occhi la persona che si ama e pensare che è bello”…sorridere dei guai proprio come non hai fatto mai e sperare che domani sarà sempre meglio…”.

“Papà, ma Vasco è vecchio”.

“Non ti preoccupare che ha la pelle dura

“E quando ci andiamo? Vogliamo andare domani? E dai papà, mi porti?”

“Sai che cosa penso, che se non ha un senso, domani arriverà”.