Siani…quando scriveva della cacca

“Aspetta a papà, non cambiare canale che voglio vedere il servizio su Giancarlo Siani”.giancarlo-siani-

“E chi è?”

“Un giornalista”.

“Come te papà?”

“Assolutamente no, lui è morto”.

“Tu sei un giornalista vivo”.

“Amore, Siani era un giornalista che da vivo raccontava cose di morte”.

“E non aveva paura?”

“Io credo che lui ne avesse perché sapeva di essersi messo in una cosa molto grande, ma raccontare la verità, compito del buon giornalista, a volte è pericoloso”.

“E non poteva dire una bugia?”

“La verità non va mai taciuta, specie se è l’oggetto del tuo lavoro”.

“E come è morto?”

“Lo hanno ammazzato degli uomini molto cattivi. La sera del 23 Settembre 1985 lo hanno aspettato sotto casa al Vomero che rientrasse con la sua famosa Citroen Mehari”.

“E perché?”

“Stava scrivendo degli articoli sul quotidiano Il Mattino che davano fastidio a qualcuno”.

“Però se un giornale è brutto puoi anche non leggerlo”.

“Le cose scritte da Siani non erano brutte. Alcune persone erano preoccupate che si scoprissero le infiltrazioni della camorra negli appalti per la ricostruzione post terremoto a Torre Annunziata”.

“Che cosa?”

“Cacca a papà, solo cacca”.

“Ma uno può morire con la cacca?”

“In questo caso parliamo di gente losca, di cose sporche, di affari maleodoranti e non di cacca vera come pensi tu”.

“Papà, ma quando vado in bagno tu dici sempre: “Apri quella finestra che qui si muore”.

“E’ una frase ironica che ogni papà dice ai suoi figli anche solo per scherzare e Giancarlo non ha fatto in tempo”. 

Onore a Siani e a tutti i giornalisti che lottano per amore della verità