Greta e Vanessa: figlie di un Italia divisa a metà

“Papà, ma chi sono Greta e Vanessa?”ITALY-SYRIA-CONFLICT-HOSTAGES-FREED

“Due ragazze che erano state rapite a Luglio dell’anno scorso in Siria”.

“E che ci sono andate a fare?”

“Collaboravano in un progetto che si chiama Horryaty per raccogliere aiuti destinati alle popolazioni siriane”.

“Ma non sono piccole per andare così lontano?”

“In effetti hanno una ventina d’anni, ma non è mai troppo presto per aiutare gli altri, per darsi da fare e mettersi in gioco”.

“Allora perché le hanno rapite?”

“I luoghi dove sono andate Greta e Vanessa sono pericolosi e ci sono degli uomini che spesso rapiscono le persone per avere un riscatto”.

“Che cosa è il riscatto?”

“Il prezzo pagato affinché chi è prigioniero ritorni ad essere libero”.

“E’ brutto essere prigioniero, vero papà?”

“Molto, perché nessuno ti può difendere e i carcerieri possono farti ciò che vogliono”.

“Io non voglio che nessuno mi rapisca”.

“Nessun genitore vuole che il proprio figlio stia male, anche se fa una sciocchezza. Io pagherei qualsiasi cifra per liberarti, non ti preoccupare. Papà è pronto a morire per te”.

Greta e Vanessa, a vent’anni, hanno deciso di fare qualcosa per gli altri anche se in una terra straniera e lontana. Immagino che i genitori, più volte, le abbiano detto di trovarsi una bella casa famiglia in zona per aiutare i bambini oppure, se proprio volevano rischiare, un centro di salute mentale dove poter perdersi in ragionamenti con qualche ospite. Se una persona vuole donare il suo tempo agli altri nessuno la può obbligare a doverlo fare in patria perché aiutare chi è in difficoltà non ha confini. Certo, sono sempre dell’idea che non bisogna improvvisare e che ci si debba specializzare, ma anche io quando ho iniziato a lavorare con i ragazzi a vent’anni non avevo molta esperienza per cui sicuramente avrò fatto degli errori. 

Una parte della stampa, del web e dei social mostrano una cattiveria senza limiti. Mi chiedo solo: “Ma volevate Greta e Vanessa decapitate come punizione per essersi fatte rapire?

E aggiungo: “Ma se un vostro figlio andasse in centro America o in Thailandia o in un’altra parte del mondo per una missione umanitaria e accadesse qualcosa, vorreste che lo Stato Italiano facesse ricorso a tutte le misure per riportarlo in patria? O direste: “Cattivone, sei stato sbadato. Ti sei fatto acciuffare e adesso sono cazzi tuoi perché io te lo avevo detto di restare a casa con la mamma e il papà“. 

A tutti quelli che protestano perché gli eventuali soldi pagati per liberare le ragazze potevano essere utilizzati per risollevare il paese dalla crisi e quindi farli stare meglio dico: “Sperate che qualcuno paghi per voi un riscatto perché le vostre menti sono ostaggio di una bruta cecità, quella che rende gli uomini cattivi proprio come i rapitori di Greta e Vanessa“. 

P.S. Che cosa facciano i rapitori con quei soldi non me ne frega. Per me possono comprarsi fucili, mantenere l’amante o acquistare droga. Nel lavoro sociale esiste la riduzione del danno e il riscatto pagato è il successo di un obiettivo raggiunto: la vita di Greta e Vanessa. 

P.S.2 Guardate che non sono tornate dalla “fuitina” che adesso uno gliene deve dire di tutti i colori.

P.S.3 Ma io non ci posso pensare. E’ come se il padre del figliol prodigo avesse detto: “Waa sei tornato? Ora dobbiamo pure fare la festa e uccidere il vitello grasso? Ma dove hai fatto Natale non potevi fare pure Pasqua? E chi glielo dice a tuo fratello che invece è rimasto qui a casa buono buono?