Ulisse: Intervista a genitori che hanno fatto la storia

Ulisse al paloUn padre che ha girato il mondo, un padre eroe, un padre che ha superato tante difficoltà e che ha ispirato poeti come Omero e autori come Joyce chi non lo vorrebbe. Eppure Ulisse è tormentato dal figlio Telemaco che continua a rifiutare il suo ritorno.

Signor Ulisse il suo viaggio per tornare a casa è stato un’ Odissea, pensava di avere un’accoglienza diversa?

Mi chiami pure Eroe. In effetti sì, pensavo che mio figlio fosse contento del mio ritorno, invece è arrabbiato con me perché voleva venire anche lui. Ci sono luoghi in cui i bambini non possono andare o situazioni che è meglio evitare. Io non sono come quei genitori che pur di non precludersi nulla li portano con sé ovunque.

Come ha provato a spiegargli il motivo dell’assenza a suo figlio? 

Ho iniziato con la storia della guerra e delle peripezie, ma a lui interessa solo il regalino.

Non gli ha portato niente?

Certo, tutti i papà quando ritornano hanno un dono per i propri figli, ma lui voleva il cavallo di Troia. Ogni volta che lo dice mi sale il sangue al cervello e mi devo legare al palo come quando ho incontrato le Sirene. Sono perseguitato da questa cosa dei regali.

Si spieghi meglio.

Quando arrivai sull’isola di Eolo fui ospitato per un mese dal Dio dei venti che prima di partire mi regalò l’otre che li conteneva, chiedendomi di non aprirla. Quando ripartimmo furono i miei compagni di viaggio che invidiosi del regalo che avevo ricevuto, in prossimità di Itaca, approfittando del mio sonno, l’aprirono facendo scatenare una tempesta che ci portò al largo. 

Sono convinto che riuscirà a farsi perdonare. Lei ha tutte le capacità per uscire fuori dalle brutte situazioni. In fondo l’aver regalato il vino a Polifemo l’ha salvata.

Sì, ma il ciclope aveva un solo occhio. Mio figlio invece ne ha due e ci vede molto bene. A lui non sfugge nulla. 

Se mi permette le suggerisco di provare con un altro regalo, uno che per lei ha un valore inestimabile, che è simbolo dell’amore  verso la sua famiglia. 

Non credo che la tela di Penelope con la quale avvolgo il mio collo per proteggermi dal freddo sia quello che intende. 

Io pensavo a qualcosa che fosse il simbolo della sua forza e del suo coraggio.

Va bene, allora gli devo regalare solo l’arco con le frecce. E’ un grande sacrificio perché Penelope lo aveva usato come simbolo per darsi in sposa a chi sarebbe riuscito a scoccare una freccia facendola passare per le fessure di dodici scuri allineate. Maledetti Proci! Per me è il simbolo della forza dell’amore che oltrepassa tutti gli ostacoli e arriva dritta al cuore, quello di Penelope che non mi ha dimenticato e di mio figlio che, anche se arrabbiato, mi ha aspettato. 

Il dono più grande di un padre a suo figlio è se stesso. 

Lo dica a me che sono tornato. Avrei potuto continuare a girare il mondo su una barca, ospite sempre di qualcuno. Se ci penso sì che mi devo legare al palo per non ripartire.