Emanuela Romano campionessa di nuoto paralimpico

«Se c’è una cosa che non posso fare, mi impegno il triplo: non c’è disabilità che mi fermi».

Emanuela Romano, sorridente 25enne napoletana, è affetta da artrogriposi, una rigidità articolare congenita che le blocca le ginocchia.
Per spostarsi utilizza dei tutori che la aiutano a compiere alcuni movimenti, per esempio piegare le gambe. Ma questo non le ha impedito di diventare una stella del nuoto:
è stata finalista ai Giochi paralimpici di Londra 2012, è la campionessa mondiale in carica dei 50 stile libero, la vicecampionessa nei 100 e la primatista italiana nei 50
nella categoria S6 (vedi il box in basso).

Ho osservato Emanuela in vasca. Al centro sportivoEmanuela Romano
di Portici (Na), durante l’allenamento con la squadra dei nuotatori campani paralimpici, non ho notato la sua disabilità, ma ammirato una ragazza che sfila sull’acqua come un delfino. La stessa cosa l’avrà vista anche Enzo Allocco, l’allenatore che segue Emanuela ovunque.

«Ho iniziato ad andare in piscina perché faceva parte di un ciclo di terapie» racconta lei. «Poi un giorno si è avvicinato Enzo
e mi ha invitato ad allenarmi con la squadra agonistica.
Avevo 12 anni e mi sono qualificata subito ai Campionati italiani». Da allora l’impegno richiesto è tanto: sotto gara, oltre alle 2 ore quotidiane in acqua, ne è prevista 1 di palestra. Ma lei a lottare, e a vincere, è abituata fin da piccola.

Emanuela è stata adottata dalla famiglia Romano, con sua sorella, quando aveva 2 anni. Sono “figlie del cuore”, come ama definirle la madre Antonella, a conferma che l’amore sa fare miracoli. Sull’avambraccio la giovane campionessa ha un tatuaggio che rappresenta l’Africa.

Questo continente ha un doppio significato per Emanuela: racconta le sue origini (il padre naturale era del Gambia) e lotta contro i pregiudizi, proprio come lei. «I deficienti esistono sempre, ma
me ne frego» mi dice, fiera di aver imparato ad affrontare e zittire quelli che pensano che una ragazza di colore che cammina barcollando sia una da prendere in giro.

La sua timidezza si trasforma in forza ogni volta che c’è da superare una difficoltà.

Mentre guida l’auto con il cambio automatico, al ritorno dagli allenamenti, mi racconta che da bambina ha sofferto «perché si è sempre arrabbiati quando non si possono fare le cose che fanno tutti». Ma lei sa agganciarsi con forza alla speranza. «I viaggi con la Nazionale, durante i quali ho incontrato atleti da tutto il mondo, sono stati uno stimolo a proseguire» dice. E dalle sue parole percepisco la soddisfazione di aver raggiunto tanti obiettivi.Emanuela Romano

Per lei tutto è gara, anche i pomeriggi in cui, aiutandosi con le stampelle, gioca a calcio con i cugini nel cortile di casa. La competizione
continua in alcuni momenti le è pesata. «Prima delle Olimpiadi ho avuto un momento in cui volevo mollare, per settimane non mi sono allenata: avevo paura della gara» ammette. «Mister Enzo e la mia famiglia mi sono stati molto vicini. Ma il vero “mental coach” è stato, ed è, il mio amico Rosario. Lo ringrazio sempre infinitamente».

Rosario e la sua famiglia le sono stati vicini e l’hanno aiutata a ritrovare la voglia di nuotare e di realizzare i suoi desideri. Uno era battere la campionessa Eleanor Simmonds ai Mondiali del 2013 a Montreal, in Canada: c’è riuscita. Ora, dal 13 al 19 luglio, ci saranno quelli di Glasgow, in Scozia, ed Emanuela sarà chiamata a un’altra prova importante. «Sapere di rappresentare l’Italia è un motivo di orgoglio, anche se mi fa paura la responsabilità» dice. «Però porto dentro di me il mantra che mi ripete Rosario: “Insegui i tuoi sogni”». Buona fortuna Emanuela, facciamo il tifo per te.

(Intervista pubblicata su Donna Moderna del 7 Luglio 2015)

BOX NOTIZIE

Il primo torneo dedicato ad atleti con disabilità sono stati i Giochi paralimpici organizzati in Italia, a Roma, nel 1960.

Gli atleti partecipano suddivisi in base alla loro disabilità secondo una classificazione generale: amputazione, paralisi cerebrale, ritardo mentale, sedia a rotelle, cecità, sordità, Les Autres (gli altri). In questo gruppo sono riuniti gli atleti che non appartengono a quelli precedenti, come coloro che sono affetti da sclerosi multipla.

I principali sport sono: atletica leggera, calcio a 5, canottaggio, ciclismo, tiro con l’arco, nuoto, pallacanestro, pallavolo, rugby, scherma in carrozzina. Il Comitato paralimpico internazionale per ogni sport attribuisce a ciascun atleta, a seconda della sua disabilità, una categoria.

I nuotatori sono collocati in una categoria tra 1 e 14: il numero 1 è associato il più alto grado di disabilità.

Nelle categorie tra 11 e 13 gareggiano gli ipovedenti, mentre nella 14 sono riuniti gli atleti con disabilità mentali.

Nel nuoto vengono usati anche prefissi per indicare il tipo di gara: S corrisponde
allo stile libero, dorso e farfalla, SB alla rana e SM alla mista.