Come si fa a pensare pulito

pensapulito“Scusa a papà vuoi ripetere quello che hai detto a tuo fratello?”

“No”.

“Guarda che ho sentito bene, credo proprio che quella sia una parolaccia”.

“E’ colpa sua”.

“Non ho capito, tu dici una brutta parola e la colpa è sua?”

“Ha iniziato prima lui”.

“Sì, ma è stata la tua bocca a pronunciarne una, come mai?”

“Non lo so”.

“Te lo dico io: quando fai un brutto pensiero su qualcuno quello si trasforma in un aggettivo poco felice e quando nella testa quei pensieri si sommano dalla bocca usciranno solo delle parolacce”.

“Come si fa a pensare pulito?”

“Devi tenere sempre la testa a posto, in ordine e soprattutto deve prendere tanta aria così non c’è il rischio che puzzi”.

“Papà non c’è problema a far prendere aria ai pensieri, ma come si fa a metterli in ordine?”

“Ogni volta che studi, leggi, fai un viaggio, conosci una persona o vai al cinema, al teatro, in un museo o ad un concerto i pensieri, quelli un po’ più sporchi, si puliscono e si sistemano da soli nella tua testa. Non c’è bisogno che tu faccia niente altro”.

I miei figli ogni tanto tornano a casa che hanno imparato qualche parolaccia e non sempre posso fermare questo processo di apprendimento che li fa sentire grandi.

Quello che provo a fare è dargli quanto più cibo possibile per il cervello, quello che li fa crescere pensando pulito. Le peggiori parolacce per me, però, non sono quelle che definiscono una persona in un determinato modo, ma quelle che quando sintetizzano una situazione di vita o che commentano un fatto del giorno o ancora che proclamano una decisione hanno un odore strano, una puzza di chiuso, un mare di polvere che li ricopre.

“Papà ma tutti questi libri che hai è perché hai detto un sacco di parolacce?”

“Che vuoi dire?”

“Tu hai detto che quando ne diciamo una poi dobbiamo leggere cinque pagine di un libro”.

“Si legge soprattutto per piacere mica solo per espiare”.Logo #pensapulito

“Va bene, però se parlo pulito non leggo”.

Il post è promosso da Folletto per la campagna #PensaPulito