Rafting: il fiume che lava le lacrime

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rafting-famiglia-bambiniFare rafting durante la nostra vacanza in Val di Fassa è stata un’esperienza che non dimenticheremo facilmente. 

Siamo partiti gasati, pronti per una nuova avventura, ma non appena DA2 (il mio secondogenito) ha infilato la gamba nella muta è iniziata la tragedia. 

Mica poteva filare tutto liscio!

Capisco che indossare una muta sia fastidioso, ancora oggi quando faccio immersione subacquea la metto in acqua perché non sopporto il fatto che debba stare lì a sudare e a tirare, ma le lacrime e la disperazione hanno preso il sopravvento. 

Eravamo tutti pronti per partire, anche le altre 40 persone che con noi dovevano salire sui gommoni, ma mio figlio si è irrigidito diventando duro come una di quelle rocce che si incontrano quando scendi il fiume. 

Ho pensato di mollare, di restare lì con lui, ma per fortuna la squadra delle guide ha trovato il modo per convincerlo: muta XL, k-way taglia 52, calzari numero 40, insomma le misure perfette per un bambino di  7 anni e mezzo. 

Per dargli definitivamente il colpo di grazia la nostra guida, Gianluca, si è caricato su una spalla, come un sacco, il piccolo mostro rompiballe.

Prima di salire in gommone però abbiamo dovuto superare la prova di galleggiamento gettandoci nelle acque congelate del fiume. 

Come se fossero state le acque del Giordano dove Giovanni Battista immergeva i fedeli per purificarli e battezzarli così quell’impatto gelido ci ha risvegliati tutti lavando ogni pensiero negativo che avevamo. 

Si parte, è arrivato il tempo di tenersi stretti, di pagaiare e di ascoltare esclusivamente gli ordini della guida. 

Io ed MPS siamo stati messi a prua perché eravamo gli unici adulti a poter remare con forza, mentre in mezzo c’era una nonna con la nipote e a poppa i nostri figli. 

Capite che distanza c’era tra noi e i nostri bambini? Un abisso, senza parlare del fatto che il fiume è pieno di rocce e di salti da fare, con una corrente che facilmente ti trascina via. 

In questo modo, con la testa sempre girata a guardare i bambini e con l’ansia di cadere non saremmo andati molto lontani, così con poche parole Gianluca, la nostra guida esperta ci spiega lo spirito del rafting: “Genitori, dimenticatevi dei bambini, a loro ci penso io. Ho bisogno che remiate e che seguiate i miei comandi altrimenti prendiamo solo massi e non ci divertiamo. Liberate la vostra mente da tutti i pensieri negativi, pulitela con l’acqua fredda di questo fiume. Qui occorre un lavoro sinergico e per essere una squadra c’è bisogno che ognuno sia concentrato”.

Meno male che qualcuno ci ha strigliato perché ci siamo divertiti come non mai.

E’ stata per tutti un’avventura fantastica, anche il piccolo DA2 si è divertito (beh vorrei vedere, è stato l’unico a non avere la pagaia). E la cosa che più conta è che ce l’abbiamo fatta come famiglia, le lacrime sono state lavate, le paure sono svanite lungo il percorso e hanno fatto spazio alle nuove emozioni, quelle pulite. Nessuno è rimasto indietro, nessuno basta a se stesso. Per arrivare in fondo c’è sempre bisogno di una mano, in questo caso direi di una pagaia.Logo #pensapulito

P.S. Questo articolo è l’ultimo di una campagna partita otto mesi fa che grazie a Vorwerk Folletto e al suo hashtag #pensapulito mi ha dato la possibilità di raccontare, riflettere e condividere pensieri sui valori dello sport, del fare squadra, del fairplay, del rispetto per gli altri e per l’ambiente, ma soprattutto sull’importanza di vivere pensando pulito.