Film da vedere: Captain Fantastic e Non c’è più religione

Ho visto un film che tutti i genitori devono vedere: Captain Fantastic con Viggo Mortessen.

Ho visto un film che tutti i genitori con i bambini dai 7 in sù possono vedere insieme ai figli: Non c’è più religione con Claudio Bisio.

Mica andare al cinema con i bambini significa vedere solo film di animazione? 

Il film di Luca Miniero è, secondo me, una bella alternativa ai cinepanettoni. 

Se hai figli dai 7 anni in su, se vuoi vedere un film italiano, se vuoi farti quattro risate e se vuoi che il film ti lasci anche un piccolo messaggio allora “Non c’è più religione” è il film giusto. 

Abbiamo riso per l’interpretazione di Alessandro Gassmann, ma  anche per lo slogan “+ Ostie – Kebab” ed è stato bello poter assistere ad una favola che parla di integrazione in modo molto originale, attraverso la realizzazione di un presepe vivente. E si sa nei presepi ognuno mette quello che vuole. 

 

Il film di Matt Ross, che ha vinto il premio del pubblico al Festival del cinema di Roma, è una storia che permette ad ogni genitore di fare una riflessione importante: Cosa accadrebbe se crescessi mio figlio lontano da tutto ciò che la società ci propone e propina? 

Da un lato c’è papà Ben che alleva, insieme alla moglie, i figli in un bosco come forse neanche nella migliore scuola privata del mondo: allenamento, studio, disciplina, autodifesa, spirito di gruppo, capacità di osservazione e risoluzione dei problemi. 

Dall’altro la società che conosciamo: quella del consumismo, dei videogiochi, del cibo spazzatura, insomma quel sistema da cui rifuggire come teorizza  Noam Chomsky, il filosofo e linguista anarchico di cui, la famiglia protagonista, festeggia il compleanno al posto del Natale.

Non vi svelo la trama né il finale in cui tutta la famiglia è vittima di un serial killer (ahahah sto scherzando), ma la mia riflessione: Non mi piacciono le cose estreme, né le diete, né gli allenamenti, né le vacanze estreme, a maggior ragione l’educazione dei figli. Credo che il lavoro più difficile di un genitore non sia tenere lontano i figli da Mc Donalds, dalle mode, dai videogiochi, dal capitalismo, dall’omologazione e dalle banche; la cosa più difficile è insegnare a trovare quell’equilibrio che gli permetta di pensare con la propria testa, di utilizzare il sistema senza diventarne schiavo, di riuscire a non farsi inghiottire dalle cose, ma a gustarle quanto basta per non farne un’indigestione. 

Uno dei messaggi che più mi è piaciuto è: “Non esiste la cosa giusta da fare, esistono momenti, ed esistono scelte“.