L’attesa del Natale: un modo per pensare pulito.

“Papà, ma quanto tempo ci vuole per cuocere questa torta?” attesa

“15 minuti. E poi sappi che quando uscirà dal forno toccherà aspettare ancora perché sarà bollente”. 

“Non ce la faccio più, in questi giorni tocca sempre aspettare tutto”. 

“Ma dai, stiamo solo aspettando il Natale, ormai dovresti saperlo che è così”. 

“Non è per il Natale, ma tutto sta diventando un’attesa. Nel Calendario dell’Avvento si può aprire solo una casella al giorno, dalla nonna tutte le cose buone da mangiare che ci sono non si possono toccare prima del 24 Dicembre e le cugine possono venirci a trovare solo dopo il 2 Gennaio”. 

“Di cosa ti lamenti?”

“Io non voglio aspettare, mi fa innervosire questa cosa. Perché dobbiamo aspettare che arrivi un determinato giorno se le cose si possono fare pure ora?”

“Ogni cosa ha bisogno del tempo che ci vuole”. 

“E che significa?”

“Che per gustare una torta c’è bisogno di un tempo per la preparazione, uno per la cottura e uno per il riposo o eventualmente per guarnirla. Saltare qualcuna di queste fasi significherebbe avere una torta incompleta, magari anche non saporita”.

“Papà io mi stanco ad aspettare”. 

“Perché non hai ancora capito a cosa serve l’attesa”.

“A far venire l’ansia”. 

“Ma no. Aspettare significa prepararsi, farsi trovare puliti, pronti e motivati”. 

“Stamattina mi sono fatto anche la doccia, sono prontissimo papà”.

In questo periodo dell’anno si aspettano molte cose, ma come si fa ad aiutare i bambini a superare il desiderio che tutto accada immediatamente?

Quando ero piccolo mi dicevano: ”Nell’attesa muoviti, a restare fermi si prende freddo o si atrofizzano i muscoli”.

Il movimento che regola l’attesa è fatto da momenti in cui ci si prepara all’evento, se non si sa sfruttare quel tempo che ci è dato si rischia di arrivare impreparati. Certo questa cosa non vale per la nascita di un figlio perché personalmente, per quanto abbia studiato, letto e mi fossi documentato, credo di essere giunto all’evento come un ingegnere di fronte ad una versione di latino. E poi nove mesi di attesa sono lunghissimi. Non si potrebbe fare una gravidanza più breve?

“Papà io voglio aspettare, va bene, ma che cosa è l’attesa?”

“L’attesa del Natale è essa stessa un Natale”.

“Cioè?”

“Una nascita. Non significa questo la parola Natale?”. 

“Sì, ma il 25. E negli altri giorni cosa nasce?”

“Un pensiero pulito a papà”.

 

Il post è promosso da Folletto per la campagna #PensaPulito